Recitare!

In fondo recitiamo tutti (chi più chi meno) poiché ci atteniamo sempre a un copione, a uno schema comportamentale, ad un insieme di atteggiamenti che riteniamo i più adeguati in determinati contesti, magari sbagliando ma pensando sempre che quel modo di porsi sia il più adeguato.

Ho messo in scena questo blog per parlare della mia passione verso il teatro, verso quella forma autentica di scambio di emozioni fra autore, attori e spettatori che è da oltre duemilacinquecento anni uno dei canali più intensi e appassionanti della comunicazione umana.

L'arte recitativa è straordinaria, crea un rapporto emotivo diretto fra chi recita e chi usufruisce, lo scambio di emozioni è a pelle, è diretto sia quando funziona che quando non va.

Recitare, stare in scena è anche un percorso terapeutico contro depressione, timidezza, incapacità di relazionarsi, è un ottimo strumento di miglioramento della persona.

Un buon regista è anche un fine psicologo, è qualcuno che della psiche umana ha un'idea molto chiara e altrettanto complessa. Per questo mi dedico alla regia, poiché nutro una grande attenzione verso questa scienza straordinaria. Ma non solo. Un autore è bene che le proprie opere se le diriga da sé se ne ha la capacità e le competenze, troppo spesso infatti registi pur bravi, esperti e altamente competenti tendono a tagliare, modificare e stravolgere in maniera anche pesante il contenuto dell'opera cambiando il messaggio che l'autore intendeva trasmettere. Se vogliono creare una storia loro, se la scrivano da sé ma non cambino i significati che gli autori hanno assegnato ai loro lavori.

Forse è per questo che Giusi Merli, indimenticabile "santa" ne "La grande bellezza" affermò che le commedie meno problematiche sono quelle in cui l'autore è già defunto.

Dato però che intendo campare ancora a lungo, sto studiando regia teatrale.
Non si sa mai.